NON-TUTTI-I-MATTI-SONO-GRANDI-ARTISTI

Inutilmente celebre è la famosa definizione attribuita di volta in volta a Hemingway o a Edison, secondo cui il genio è composto dall’uno per cento di ispirazione e dal novantanove di traspirazione. Ossia studio, sudore, rigore, sistema, prassi.
Beninteso: ognuno è libero di trovare e applicare la propria disciplina, ma una disciplina è inevitabile.
La disciplina è una necessità ma anche un piacere, una gabbia che ci si crea e si arreda a piacimento, fin quando si riesce a trovarla ospitale. Ammissibili sono persino certi rituali scaramantici, che servono a ricreare l’atmosfera sciamanica, la magia della scrittura. Non è solo folklore: è ricerca di una propria sicurezza interiore. Purché qualcuno non ne approfitti e la usi come arma di ricatto psicologico nei confronti del lettore.
Sull’ingresso del manicomio di Agrigento campeggia una scritta:
“Non tutti lo sono, non tutti ci sono”
Il che si potrebbe assumere come slogan che vale per ogni talento artistico. Solo che in nome del malinteso mito del genio e sregolatezza, si è creata una fila di gente che vuole entrare in manicomio.
Ecco il vero pericolo: l’illusione della trasgressione. L’anelito di annessione del talento fondato sulla base della semplice irregolarità.



Roberto Alajmo | 09/06/2016 | Letto [3723] volte

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