DA-CHE-PULPITO

Il caso di Santa Croce Camerina è una matassa da cui spuntano diversi bandoli. Nella maggioranza dei casi afferrandone uno i commentatori si sentono di trarne conclusioni definitive su colpevolezza o innocenza - salvo poi farsi smentire dai fatti.
Altri bandoli, forse più interessanti, sono i fili corti che ci parlano non della vittima o del carnefice, ma del contesto, e quindi di noi stessi.
Le urla degli altri detenuti quando in carcere è arrivata la madre.
Quei detenuti urlanti sono la migliore allegoria di noi stessi, che pensiamo di aver trovato qualcuno peggiore di noi e con l'occasione scarichiamo anche le nostre colpe.
A volersi assolvere, c'è sempre qualcuno che l'ha fatta più grossa. Riuscire a individuare un capro espiatorio, anche se che con noi e le nostre colpe non c'entra niente, rappresenta il maggiore sollievo.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra, disse incautamente Gesù.
E subito si scatenò una sassaiola.



Roberto Alajmo | 10/12/2014 | Letto [2618] volte

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