"Testa che non parla è cucuzza"
(proverbio siciliano)
Il necrologio ai tempi di facebook si è evoluto in senso democratico. Chiunque può scrivere di chiunque, magari solo il rigo delleterno commiato: Ciao Pinco per dire, nel caso di Pallino.
Al di là dell'affetto che ciascun lettore può provare per uno scrittore molto amato, però, mi pare che la circostanza si presti in certi casi a fare da palestra per quelli che ex post si sentono autorizzati a ostentare familiarità. Una familiarità che per discrezione - se ci fosse veramente, da parte di un vero amico - si manterrebbe riservata. Per capirci: quelli per cui Sciascia post mortem diventa Leonardo, se non direttamente Nanà.
La caratteristica di questo genere di necrologi consiste nella formulazione Io e Lui. Nemmeno: Lui e io. Nel senso che quasi sempre ciascuno racconta se stesso usando il defunto come spalla. Lautore dimostra sempre grande intimità con lo scomparso, ne narra aneddoti in cui brilla soprattutto la figura di chi scrive e sopravvive. Pubblica fotografie dove la dimestichezza di un minuto, magari lo scatto dopo la presentazione di un libro, si trasforma in eterno cameratismo.
Quel che su scala colossale avviene per Giovanni Falcone tutti suoi grandi amici, post mortem succede in piccolo ogni volta che muore un personaggio popolare.
Forse in questo consiste la pena dell'inferno: ritrovarsi amici di persone mai conosciute prima.