"- Ma secondo lei l'onorevole X è mafioso?
- No, è cretino"
(Leonardo Sciascia)
Una volta ho visto Bruno Vespa alle partenze nazionali dellaeroporto di Fiumicino. Era seduto a una scrivania piena di copie del suo ultimo libro. Intorno a lui si muovevano fotografi e addetti stampa. Era proprio lui: Bruno Vespa, fra il banchetto della Tim e quello dellAmerican Express. Lunica differenza rispetto agli altri venditori era che lui non cercava di fermare i passeggeri. Anzi, erano i passeggeri che si avvicinavano e gli chiedevano di fare una fotografia assieme a lui. Ogni tanto anche per comprare il libro, ma più che altro per fare una foto. Sembrava in forma, Bruno Vespa. Abbronzato, sorridente e disponibile a farsi fotografare persino con gli sconosciuti che non compravano il libro.
Quel giorno ho provato compatimento per lui. Perché anche se era Bruno Vespa - cioè un giornalista di successo, un personaggio televisivo dietro il suo sorriso riconoscevo lansia di qualsiasi scrittore alle prese con la tremenda prova di tenuta psichica conosciuta col nome di FirmaCopie.
Il FirmaCopie rappresenta, nel mondo della letteratura, quel che nellantica marineria era il Giro di Chiglia. Ossia, per chiunque ci sia passato, la migliore approssimazione allinferno sulla terra.
Ogni scrittore, nei suoi peggiori incubi, sogna quel che laspetta nellaldilà, se non si sarà comportato bene nel corso dellesistenza. La scena si immagina fra le nuvole: le fiamme degli inferi sarebbero un inutile accanimento. Una scrivania sospesa nellazzurro, una sedia, lo scrittore in mezzo a due altissime pile di libri. E davanti: nessuno, solo uninfinita distesa di cielo e di tempo. Cielo, tempo a perdita docchio, e nemmeno un lettore interessato a farsi fare una dedica.
Nella maggior parte dei casi, per fortuna, i lettori interessati vengono spontaneamente alla fine di una presentazione e spontaneamente lo scrittore fa a ciascuno una dedica più o meno personalizzata. Tutto è molto spontaneo. Quando non ci sono più lettori interessati, lo scrittore è libero di andare a cena col libraio e il rappresentante delleditore, se cè.
In alcuni festival, invece, nel programma giornaliero di ogni autore è prevista anche una mezzoretta di FirmaCopie. Dopo la conferenza ti portano a forza in un padiglione dove cè un tavolino coi libri, e tu devi stare lì ad aspettare che qualcuno, impietosito, si avvicini per rivolgerti almeno la parola. E magari fossi solo. Di solito ci sono altri due o tre scrittori uno di fianco allaltro, seduti davanti ad altrettanti tavolini. La solitudine di ogni autore in attesa del nulla riflette quella degli altri, moltiplicandola e rendendo il tutto molto avvilente.
Durante il FirmaCopie obbligatorio, nella migliore delle ipotesi non si avvicina nessuno. Nella peggiore, lo scrittore accanto a te è Alessandro Baricco, e mentre tu fissi il vuoto infinito, da lui cè una fila lunghissima di lettori anzi, in maggioranza: di lettrici - ognuna con la sua copia in mano, in fiduciosa attesa. Baricco manco si accorge che esisti. Oppure peggio: a un certo punto si volta e ti manda la carità di un sorriso.
Ogni lettore dovrebbe saperlo: a prescindere dal suo valore, uno scrittore che aspetta seduto alla scrivania, in mezzo alle copie vergini del suo libro, meriterebbe di per sé almeno un sorriso di compatimento. Fossanche Bruno Vespa.