"Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare,
che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare,
che io possa avere soprattutto lintelligenza di saperle distinguere.
"
(Tommaso Moro)
"Non mi ricandido".
Berlusconi ha pronunciato queste tre magiche paroline.
E non è successo niente.
Prime pagine, sì, ma di taglio secondario. Nessuna reazione sostanziale da parte della concorrenza politica. Piccole scosse di assestamento nel PdL, già precedentemente terremotato. Non si registrano danni a persone o cose.
Eppure in altri tempi sarebbe venuto giù il mondo, un ammuino pazzesco. Chi era a poppa sarebbe andato a prua, chi era a babordo sarebbe andato a tribordo.
Stavolta, invece: nulla.
Un po, certo, è lassuefazione alle minchiate. Non è escluso che domani ci ripensi. O che siano stati i giornali a fraintendere quel non mi ricandido uscito dalla sua bocca.
Ma forse finalmente i giornali, e gli italiani, hanno cominciato a considerarlo uno di quei nonni un po svaporati.
Manca solo di vederlo al giardinetto, su una panchina, come lanziano di una storiella. Accanto a lui Alfano, che già da quando aveva ventanni si trucca per sembrare più vecchio e compiacere il capo.
- Lo sai, Angelino? Alla mia età corro ancora dietro alle ragazze.
- Lei è un drago, Presidente!
- Il problema è che non mi ricordo più il perché.