"La felicità non si trova, la si incontra. Viaggia sempre in direzione opposta."
(Isabelle Eberhardt)
Discussione al tavolo da gioco – Risiko, per la cronaca - con un amico che accusa: tu la prendi troppo seriamente.
Sì, lo ammetto e rivendico: il gioco va preso molto seriamente, da parte di tutti quelli che vi prendono parte.
Tacitamente i giocatori sottoscrivono un patto di credulità, sulla base del quale la realtà viene sospesa e subentra un sistema di regole condivise per l’occasione.
Immaginate un attore che smetta di recitare (to play, jouer) per farsi una risata fuori copione: sarebbe la fine del teatro.
Allo stesso modo, sedendosi al tavolo e gettando i dadi bisogna tutti far finta di credere al Nuovo Mondo che coincide coi confini del tabellone di gioco. Il resto – parentele, amicizie, convenienze extra – non conta più.
Pena, la fine stessa del divertimento.
Si arriva così al paradosso: con tutto si può giocare, tranne che con il gioco.