"Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare,
che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare,
che io possa avere soprattutto lintelligenza di saperle distinguere.
"
(Tommaso Moro)
(Stasera - giovedì, ore 19 - alla biblioteca comunale di Palermo si presenta il libro la cui copertina vedete qui sotto. Mi raccomando.
Quello che segue è uno stralcio)
...Siccome Arturo ha abbondantemente raggiunto nel frattempo una discreta maturità, potrebbe farti la domanda più ovvia: Chi ha vinto? Come è finita la rivolta civile susseguente a Tangentopoli e alle stragi? Non esiste una risposta facile e definitiva. La degenerazione berlusconiana che ha intossicato lultimo ventennio sarebbe, di per sé, la dimostrazione di una sconfitta. Giustizia è stata fatta per Capaci e Via DAmelio? A un certo punto pensavi di sì, poi si è scoperto che no, forse, quasi, insomma, in parte.
Però abbandonarsi al pessimismo è una tentazione cui devi resistere, se non altro per non lasciare lo sconforto in eredità a tuo figlio. Esiste un repertorio fin troppo usurato di luoghi comuni sul tema. Quello più abusato di tutti consiste in una parola: irredimibile. Chiesero una volta a Sciascia di trovare un aggettivo che in sé bastasse a riassumere la Sicilia. E Sciascia rispose: irredimibile. Da allora in poi questa parola ha accompagnato ogni scuotimento di testa, ogni chi-te-lo-fa-fare. Al punto da inquinare qualsiasi falda di speranza.
La parola irredimibile, mediante lautorevole imprimatur di Sciascia, si è trasformata nel muro di cinismo su cui andava a infrangersi qualsiasi ideale positivo. Eppure varrebbe la pena di andare a ripescare loriginale di quellintervista rilasciata al Sabato dallo scrittore siciliano poco prima di morire, e sforzarsi di rimettere laggettivo nel contesto in cui venne pronunciato. Irredimibile, rispose effettivamente Sciascia. Aggiungendo però: Ma comunque bisogna continuare a lottare, a pensare, ad agire come se non lo fosse.