PRIMA-RIVOLTARSI,-POI-LAMENTARSI

Le elezioni post-rivoluzionarie nei paesi arabi riguardano la politica estera, ma inducono a qualche riflessione anche di politica interna.
In Tunisia, in Egitto, e con presupposti diversi anche in Marocco, la rivoluzione è stata fatta dai giovani democratici e poi le elezioni le hanno vinte i partiti islamici più o meno moderati. I quali si erano accodati alla rivolta sfruttando la scia e vincendo allo sprint, secondo una cinica strategia consolidata nel ciclismo su pista.
Si capisce la delusione di quelli che erano scesi in piazza sperando in una società più aperta.
Si capisce meno la delusione di quelli che in Italia, da Sinistra, si scandalizzano perché Monti sembra un prestanome di Berlusconi. La sinistra massimalista non tiene conto di un fatto: in Italia, contrariamente ai paesi arabi, non c’è stata nessuna rivoluzione, e tanto meno a opera della Sinistra.
Il puzzone, anzi, se n’è andato col suo comodo, a collasso quasi irreversibile, proprio per l’insipienza dell’opposizione.
Prendiamone atto: Monti è solo un operaio specializzato chiamato a fare il lavoro sporco.
Napolitano poteva affidare l’incarico a un Che Guevara? No.
Anche perché, sinceramente, in circolazione non si vedono Che Guevara.



Roberto Alajmo | 14/12/2011 | Letto [1705] volte

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