COME-E'-BUONO,-LEI

(Da Repubblica di oggi)
Adesso che Pietro Carriglio, sia pure informalmente, ha fatto conoscere le sue intenzioni, possiamo tirare un sospiro di sollievo. A quanto pare lui vorrebbe dimettersi – veramente: l’avrebbe anche fatto, in un altro momento - ma non gli pare giusto abbandonare la casa che brucia. E dunque si dimetterà soltanto dopo avere spento l'incendio.
(...)
Di fronte a una posizione tanto generosa sarebbe volgare qualsiasi sottigliezza democratica, tipo discutere se la persona più adatta a spegnere l’incendio sia la stessa che da trent’anni quasi ininterrotti impugna la torcia. Un dibattito del genere è fuori dalla portata attuale di questa sfortunata città, ridotta ormai a subire passivamente anche l’autonominata generosità dei suoi feudatari.
(...)
Palermo non ha scelta: deve accettare e anzi ringraziare il direttore dello Stabile per la sua disponibilità a rimanere in sella al potere. Possiamo fare altro? No, grazie: solo evitare di parlare al conducente.
In realtà la patologia palermitana è solo l’esasperazione di un sistema guasto e più vasto: il sistema degli Stabili italiani, ma anche l’opposto correlato dell’Avanguardia Istituzionalizzata. Ovunque in Italia, ma in Sicilia particolarmente, la gestione degli spazi teatrali viene vissuta in maniera feudale. C’è il Principe che abita nel castello più lussuoso e gode dei maggiori introiti. Attorno a lui, vassalli, valvassori e valvassini: tutta gente che mangia dalle mani del Principe o si aspetta, prima o poi, di essere ammessa a mangiare. Per cui nel frattempo si mantiene allineata e coperta. Persino i Baroni che godono di una certa indipendenza, quelli che possiedono un loro piccolo castello, si guardano bene dal prendere pubblica posizione nei confronti del Principe, per timore di perdere i propri anche minimi privilegi. Sanno che basterebbe stuzzicarlo per suscitare la sua vendetta ed essere spazzati via. Ridono di lui, ma non si espongono.
Ognuno difende il proprio cortile dalle incursioni del barbaro straniero, contento di sé e della propria piccola corte di collaboratori, critici e giornalisti di fiducia. Un sistema autoreferente e autoreggente, basato sugli scambi fra teatri grandi e piccoli delle diverse città, più che su una "economia teatrale" in senso stretto. Solo così il sistema ha potuto sopravvivere fino a oggi. Io do uno spettacolo a te e tu ne dai uno a me. Io faccio una regia da te e tu ne fai una da me. La stessa rete delle recensioni è ormai totalmente screditata, visto che gli addetti ai lavori conoscono tutti i gradi di dipendenza fra recensito e recensore.
Sennonché in questo quadro bloccato ormai comincia a scarseggiare pure un altro ingrediente fondamentale: il pubblico, che si è stufato di annoiarsi sia agli spettacoli dei teatri Stabili sia a quelli dell’Avanguardia Istituzionalizzata.
(...)
In fondo, si capisce: perché spendere ancora tempo e soldi per andare a vedere l’ennesima Pirandellata, se ormai è caduta qualsiasi vergogna dell’ignoranza? Prima questa borghesia fingeva di aver letto i libri che non aveva letto: adesso si vanta di non averli letti.
All’apparenza il sistema autoreferente e autoreggente del Teatro può andare avanti a lungo sulla base dell’inerzia, ma non nella concomitante assenza di finanziamenti e di pubblico. In fondo, pure il presidente tunisino Ben Ali pareva ben saldo, fino alla vigilia della sua fuga all’estero. Ma nemmeno correre al capezzale dei feriti e rinnegare i suoi ministri gli è servito a salvare il potere.



Roberto Alajmo | 16/01/2011 | Letto [2312] volte

Clicca per stampare Clicca per stampare
< TORNA AL FORUM