"Se uno ha un martello, ogni cosa gli sembra un chiodo"
(Abrham Maslow)
Poi un giorno ti arriva una multa, e scopri che a Palermo sono ancora in vigore le targhe alterne. Lo scopri, letteralmente, perché eri convinto che non fossero più in vigore da tempo. I giornali ne hanno parlato, i primi tempi. Contavano le multe, intervistavano gli automobilisti e i vigili urbani. Poi ci devessere stato qualcosa di mezzo, forse lestate, e delle targhe alterne non si è parlato più. Non che i giornali potessero continuare a pestare sempre la stessa acqua nello stesso mortaio; ma insomma, forse un promemoria si potrebbe pure fare, ogni tanto.
Insomma, ti arriva la multa. Multa sostanziosa, fra laltro. E vorresti imprecare contro questa tassazione impropria, condividere con amici e parenti la tua rabbia, la tua buonafede. Però, se guardi veramente dentro il tuo cuore, devi ammettere che ogni scusa è solo un pretesto. Tu sapevi, in fondo. Magari ecco: lavevi dimenticato per quella forma di vertiginoso oblio che nasce dallosservazione del disastro circostante.
Più o meno inconsciamente hai pensato: ci sono ancora le targhe alterne? Boh. E la mia targa comè? Per sì e per no io vado, devono beccare proprio me? E poi il pensiero-fine-di-mondo, quello che veramente ti ha fregato: con tutti i delinquenti che ci sono in giro, devono prendersela proprio con me? Col disastro che è Palermo, la Sicilia, lItalia, lEuropa, lOccidente Industrializzato, proprio io devo essere a pagare fra tutti?
La risposta è sì: devi pagare perché sei tu il fesso della situazione. Non fesso perché non conosci nessuno che ti faccia togliere la multa. Fesso perché a questo disastro sotto le cui macerie sei finito hai contribuito anche tu.
(Foto: Un Cuore in Inverno, di Alessandra Cucciardi)
