L'IMPORTANTE-E'-FINIRE

(Questo mese su Animals)
In tempi moderni il millenarismo ha assunto forme più blande rispetto ai secoli cosiddetti bui. Dopo il flop dell’anno Mille, alla scadenza del Duemila quasi nessuno se l’è sentita di ipotizzare che la cifra tonda potesse essere foriera di distruzione; anche l’apposita profezia di Nostradamus non è stata presa sul serio quasi da nessuno. Una specie di moderno millenarismo tecnologico si è comunque registrato con la psicosi del Millennium Bug, la disfunzione che al passaggio del secolo avrebbe dovuto mandare in crash tutti i sistemi informatici del pianeta, provocando il caos. Banche, sistemi di sicurezza, codici nucleari: nulla sarebbe scampato. Quando poi è stato il momento non è successo niente, né è stato possibile risalire al profeta disfattista, e il Millennium Bug è stato rapidamente dimenticato.
Da almeno un paio di secoli a questa parte si sono susseguite una serie di previsioni, poi in buona parte smentite, che possono essere catalogate sotto il nome di finismo. Si tratta di piccole apocalissi di settore, con ricadute sugli addetti ai lavori o poco più. Ogni scoperta tecnologica sembra destinata a scalzare e cancellare una preesistente usanza del buon tempo andato, che poi spesso non era altro che una scoperta tecnologica più antica, che al suo apparire era stata salutata come causa della scomparsa di un’altra tecnologia. La televisione avrebbe dovuto uccidere il cinema che avrebbe dovuto uccidere il teatro. Ma Cinema e Teatro sono ancora lì, che lottano a fianco del Romanzo, altro genere periodicamente dato per morto da molto tempo a questa parte.
L’avvento di Internet ha provocato una miriade di finismi. La rete è da sempre candidata allo sterminio dei giornali, della capacità di concentrazione e dei rapporti interpersonali diretti. Le chat sono sempre sul punto di uccidere la conversazione e le mail l’abitudine di scrivere delle lettere imbustandole e mettendoci sopra il francobollo. Ordinando la spesa via computer si sarebbero condannati a morte i supermercati – che però, a loro volta, avevano causato il tramonto della piccola distribuzione commerciale. L’E-book è candidato a diventare lo sterminatore dei libri. Che però già si vendono quasi solo tramite le grandi catene, che a loro volta hanno provocato la quasi totale scomparsa delle piccole librerie. Tornando indietro nel tempo, c’è da immaginare che persino l’invenzione di Gutenberg deve aver avuto i suoi detrattori, se non altro nella categoria degli amanuensi.
Prese una per una, le singole previsioni possono essere confutate. Basta aspettare che i dati si consolidino. Una per tutte: il Pew Research Center ha assodato che, almeno negli Stati Uniti, nei primi dieci anni del Duemila la gente ha dedicato mediamente sempre più tempo all’esigenza di informazione, e per questo scopo è solo il nove per cento che adopera esclusivamente la Rete. I mezzi di comunicazione cosiddetti convenzionali nel frattempo hanno mantenuto invariate le loro quote di mercato. Questo significa che le nuove tecnologie tendono a integrarsi con quelle tradizionali, di fatto allargando sia l’offerta che la domanda di informazione.
Tutti sono destinati a morire, e va bene. Ma perché questa fretta?



Roberto Alajmo | 19/12/2010 | Letto [1968] volte

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