APPUNTI-DI-VIAGGIO:-LITTLE-ITALY

Bisogna vedere quello che i figli degli immigrati si aspettano di conoscere, o forse ri-conoscere, dell’Italia. La vogliono raccontata allo stesso modo in cui già credono di conoscerla. Come gliel’hanno tramandata.
Sono come i bambini, che vogliono le favole identiche a quelle che hanno avuto raccontate da piccoli, e non accettano la benché minima interpolazione.
Per questo Vincent Schiavelli - che parlava il dialetto dei suoi nonni, cristallizzato a cento anni prima - risultava più polizzano dei suoi compaesani di oggi.
Nella loro stragrante maggioranza, però, i figli dei figli degli immigrati non ne vogliono sapere, di questo paese arcaico che viene proposto loro dai nonni, o del folklore che arriva dall’Italia in confezione per l’estero.
Il problema è: che idea della Sicilia dobbiamo portare agli italo-americani? Dobbiamo raccontargliela come loro la vogliono raccontata, o abbiamo piuttosto il dovere di spostare un po’ più in là la posta in palio raccontando le mutazioni, le contraddizioni? E se è così: può bastare a recuperare i giovani, suscitando in loro il richiamo delle origini?
Certo è che oggi ai campeggi organizzati in Italia per i nipoti degli emigrati non vuole andare quasi più nessuno. Nel giro di vent’anni, quando saranno scomparsi i sessantenni che soli frequentano ormai i circoli italo-americani, le radici saranno perdute per sempre.



Roberto Alajmo | 15/01/2012 | Letto [1999] volte

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