REMIX:-L'ARTE-DI-SFONDARE-LE-PORTE-APERTE

Alla conferenza prende la parola uno degli oratori. Impugna dei fogli. Gli spettatori presenti, una ventina, aguzzano la vista per capire quanti sono, ‘sti fogli. Quattro? Cinque? Ma scritti a spazio uno o due? E caratteri quanto grandi? Non si capisce.
Insomma: l’oratore si mette a leggere. Esiste solo una cosa più noiosa di un oratore noioso: un oratore noioso che legge. Anzi due: un oratore noioso che legge cose che il suo pubblico già sa benissimo.
L’oratore è un maestro sfondatore di porte aperte. Ci mette una foga spropositata nel convincere il pubblico di qualcosa di cui il pubblico è già straconvinto. E soprattutto, ci mette mezz’ora.
Nel vuoto mentale che subito si crea, mi torna alla memoria un omino che molti anni fa un mio amico aveva immaginato per circostanze del genere. Era un omino col cappello e l’ombrello, seduto in fondo alla sala, che alla fine della conferenza alzava il dito per chiedere la parola. E quando gliela concedevano non faceva una vera e propria domanda. Un’asserzione, piuttosto; ma lapidaria:
- Grazie al cazzo.



Roberto Alajmo | 24/11/2014 | Letto [5457] volte

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